Avete mai desiderato perdervi in un mondo onirico e avventuroso come quello di Alice nel Paese delle Meraviglie? Avete mai pensato che vi servisse il Bianconiglio, per guidarvi prima nel sogno e poi ritornare alla realtà? Se vi capitasse di andare a Mosca, fermatevi per cena al The White Rabbit, al 23° posto nella classifica mondiale dei The World’s 50 Best, il ristorante dove “it’s all about magic” e in cucina troverete il giovane chef Vladimir Mukhin, classe ‘83. E non solo perché il locale è a tema, con arredi che riportano al celebre romanzo di Lewis Carroll, ma perché non mancherà sicuramente l’elemento di sorpresa e divertimento, sebbene il menù sia ben ancorato alle radici e alla terra.
Lo chef, in uno show piacevole e dal ritmo serrato, presenta al pubblico di LSDM10 ben 5 piatti.
Si parte con un viaggio nei sapori tradizionali, alla ricerca del vero sapore “russo” con delle capesante marinate nel succo di melograno, sul fondo del piatto una crema di mozzarella, pesce salato essiccato, pomodori verdi e cetrioli russi, piccoli e croccanti, senza semi: il gusto evoca la Okroška, classica zuppa fredda fermentata, diffusa in molte versioni, sia marine che di terra in tutta la nazione.
Il secondo piatto è composto da cetrioli a fettine sottili, burrata, caviale di trota affumicato, olio di oliva e crumble di pane di segale.
Vladimir Mukhin prosegue, inarrestabile, nella carrellata di idee ed è la volta di una caprese di pomodoro e mozzarella con una riduzione di malto fermentato, utilizzato per tradizione russa nella preparazione del pane scuro.
È poi la volta di un’antica varietà di frumento fermentato, fave, succo di limone, anelli di cipolla dorati, spuma di mozzarella e aglio.
Chiude un dessert, tipico russo, a base di burrata, fragole, olio di oliva, miele di lavanda ed erbe.
“Quale sarà il futuro della cucina?”, gli chiede Lorenza Fumelli. “La cucina di oggi è povera di sapori, torniamo ai cibi saporiti! Il futuro della cucina, io credo, sarà nel gusto personale, quello del proprio luogo, che ciascuno di noi ha nel sangue”.
E come non augurarselo?
di Amelia De Francesco.